La Gazzetta, una lunga pausa salutare
Una lunga pausa salutare. E non solo per il giornale e per i giornalisti ma anche, paradossalmente, per i lettori, per le famiglie ovvero per i corpi intermedi - quelli ormai residui - e per gli uomini e le donne delle istituzioni locali e regionali. Sono questi, ma non solo, i tradizionali lettori della Gazzetta ed a questi la penosa “vacatio” dovrebbe aver fatto bene come succedeva un tempo, caro Direttore, per i bambini portati a respirare a pieni polmoni l’aria buona delle nostre Murge o del Gargano e del Subappennino Dauno.
Spezzare l’abitudine si può; uno iato nel quotidiano tran tran ci vuole perché ognuno torni a riflettere sul reale valore dell’informazione alle nostre latitudini, su quanto sia difficile oggi “governare” la notizia sia per l’agguerrita concorrenza dei nuovi media, sia per la molteplicità delle fonti, sia infine per il necessario distacco che si richiede dal potere e dai suoi palazzi. E non saremo così ingenui da negare che coloro che comandano ambiscano a stabilire con l’informazione “modus vivendi” vantaggiosi, utilità che si traducono innanzitutto in visibilità in un mondo che rincorre la visibilità e il luccichio. Ma siamo altrettanto convinti che si possa rendere un ottimo, quanto utile, servizio alle comunità in cui operiamo se le corrette convenzioni sociali verranno stabilite a cominciare dai primi vagiti della nuova Gazzetta, a cominciare dall’impostazione di chiarezza con il lettorato, dall’esemplare rapporto da tenere con i Palazzi.
Passare poi dalle linee di principio alla prassi sarà la bella sfida che ora attende il rinnovato giornale, sarà il compito arduo e generoso dei suoi vertici, della sua redazione, dei collaboratori tutti. Non mancano le intelligenze. Anzi, sono diffuse ed articolate. Soprattutto, non manca la volontà di rinnovarsi, di fare bene ed essere additati nel corpus sociale quale riferimento certo di legalità, di democrazia, di equilibrio, di operosità, di lungimiranza e visione. Sempre più si parla in questi anni, anche da noi, di visione che, quando manca si traduce in inerzia, in palude, in perniciosa arretratezza. E quando invece c’è, la visione diviene forza proattiva, traino, pane e prosperità per tutti. Dovremmo tutti essere convinti che la Gazzetta del Mezzogiorno abbia in seno enormi potenzialità, può tornare ad operare sui territori in nome di una fulgida storia aziendale e culturale.
La Puglia e la Basilicata sono le sue geografie umane di elezione. Il Sud come “padre e nostra madre Europa”. Basterà Vittorio Bodini a tracciarne la strada? Penso di sì; ritengo che nelle città capoluogo, nei paesi pugliesi e lucani, nelle università a noi più prossime, nei centri della creatività, dell’arte, nelle scuole e nelle prospere associazioni delle nostre regioni, negli ospedali, nelle officine e nelle aziende, tra operai e quadri, tra imprenditori e dirigenti ci siano a profusione i geni della buona volontà e dell’impegno. Sono fattori energizzanti, sono concime che arricchisce l’humus, il fondo dei nostri aridi terreni fino all’Adriatico mare, fino ai “mari del tonno” per dirla con Vittore Fiore che pure si peritò negli Anni Settanta di intraprendere uno straordinario viaggi-reportage rimasto un “unicum” negli annali del giornale per la sua completezza, la sua originalità, lo scavo, la cura del dettaglio, l’armoniosa descrizione di un Meridione sofferente eppure assetato di sviluppo.
Piero Liuzzi